16 giugno

Leggiamo …

Da “Decameron” di GIOVANNI BOCCACCIO proponiamo il drammatico brano “Gli effetti della peste a Firenze” …

Boccaccio descrive la peste di Firenze e come tanti altri autori che inseriscono nelle loro opere un evento così tragico si dilunga nel presentare le conseguenze più terribili di questo flagello. Gli uomini dimenticano i valori umani più elementari per un egoistico attaccamento alla vita. Il rischio del contagio crea una tale paura che si dimenticano gli affetti più sacri dei rapporti umani e le regole morali più radicate nelle società civili. Con spietata oggettività Boccaccio descrive questi eccessi e nel lettore rimane lo sgomento nel constatare a quali bassi livelli l’uomo nel terrore può fare arrivare i suoi comportamenti.

Era con sì fatto spavento questa tribulazione(1) entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava, e il zio il nipote, e la sorella il fratello, e spesse volte la donna il suo marito(2), e (che maggior cosa è e quasi non credibile) i padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano(3). Per la qual cosa a coloro… che infermavano(4), niuno altro sussidio rimase, che o la carità degli amici (e di questi fur pochi)(5), o l’avarizia de’ serventi, li quali da grossi salari e sconvenevoli tratti servieno(6)…li quali quasi di niuna altra cosa servieno , che di porgere alcune cose dagl’infermi addomandate, o di riguardare quando morieno(7), e servendo in tal servigio, sé molte volte col guadagno perdevano(8).

Note

  1. sofferenza
  2. la peste provoca tale paura che si abbandonano i parenti stretti
  3. la cosa più incredibile è che si crea ribrezzo tra genitori e figli
  4. coloro che si ammalavano
  5. possono contare su qualche amico e sono pochi
  6. o sull’avidità dei servitori attratti dalle ricompense
  7. questi servitori si limitano a porgere qualcosa agli ammalati o a vederli morire
  8. per tale servizio spesso essi si ammalano e muoiono anch’essi.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Cento teste, cento cappelli

MODO DI DIRE
Saperla lunga: Essere molto bene informato.

Biografia …

Il 16 GIUGNO 1313 nasce GIOVANNI BOCCACCIO, uno dei grandi autori del Trecento italiano …

Giovanni Boccaccio nasce a Certaldo, vicino a Firenze, il 16 giugno 1313. Il padre, ricco mercante, nel 1327 lo invia a Napoli per gli studi e la formazione e qui il giovane frequenta l’elegante e colta corte dei re angioini. Abbandonati gli studi mercantili, si dedica totalmente alla letteratura e scrive diverse opere in prosa e in poesia sia in latino che in volgare. Per le difficoltà economiche del padre nel 1340 ritorna a Firenze, dove continua l’attività letteraria e assume anche incarichi pubblici e di ambasceria. Tra le sue numerose opere si segnalano: “Filostrato” (1335), “Filocolo” (1339), “Ninfale fiesolano” (1346). Negli ultimi anni si ritira nella sua Certaldo, dove muore il 21 dicembre 1375. Il capolavoro di Boccaccio è il Decameron (1353), una raccolta di 100 novelle raccontate da 10 giovani, femmine e maschi, fuggiti da Firenze flagellata dalla peste. Già nelle opere minori, ma soprattutto nel capolavoro, Boccaccio mostra interesse per la vicenda amorosa avventurosa e per la narrazione. Egli vuole raccontare realisticamente la vita del suo tempo, anche negli aspetti più licenziosi, e sceglie come protagonista delle vicende presentate il mercante, intraprendente e intelligente, che sa superare qualsiasi difficoltà. Boccaccio è l’iniziatore della narrativa italiana.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA