27 aprile

Leggiamo …

Da “Con me e con gli alpini” di PIETRO JAHIER proponiamo il brano “Canto di marcia” …

Si è in guerra e ritorna la primavera simbolo di rinascita e di vita, ma per gli alpini invece è stagione di maggiori rischi di morte. L’angelo è quello di bronzo del campanile di Belluno

L’Angelo verderame che benedice la vallata
e nella nebbia ha tanto aspettato
è lui che stamani ha suonato adunata
è lui che ha annunziato:
Uscite! perché la terra è riferma e sicura
traspare il cielo alle crune dei campanili
e le montagne livide accendono rosa di benedizione(1).
Uscite, perché le frane son tutte colate
è finita la vita scura
e sulla panna di neve si posa il lampo arancione(2).
Ingommino le gemme,
rosseggino i broccoletti dell’uva
e tutti gli occhiolini dei fiori
riscoppino nel seccume(3).
Si schiuda il bozzolo nero alla trave
e la farfalla tenera galleggi ancora sul fiato(4).

Note

  1. in primavera la terra è più solida, il cielo sereno e le montagne piene di luce
  2. lampo arancione è la luce del sole che si posa sulla neve
  3. si aprano le gemme dei fiori e dell’uva, e le foglie rispuntino dai rami secchi
  4. si apra il bozzolo e la farfalla voli nell’aria.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Le disgrazie non vengono mai sole

MODO DI DIRE
Non saper tenere un cece in bocca: Non saper mantenere il minimo segreto.

Biografia …

Il 27 APRILE 1911 PIERO JAHIER inizia la collaborazione con “La Voce” di Giuseppe Prezzolini …

Piero Jahier nasce a Genova l’11 aprile 1894, studia a Torino e molto giovane il 27 aprile 1911 comincia a collaborare alla rivista “La Voce” di Giuseppe Prezzolini, della quale diventa responsabile fino al 1913. Partecipa volontario alla Prima Guerra Mondiale e questa esperienza lascia tracce indelebili nella sua personalità. Di essa compone un’opera significativa in cui presenta  la sofferenza, il sacrificio e l’alto senso del dovere dei soldati (“Con me e con gli alpini”). Dopo la guerra si impiega nelle ferrovie e praticamente smette di comporre e solo negli ultimi anni della sua vita si dedica a riordinare le sue opere. Muore a Firenze il 10 settembre 1966. Jahier, figlio di un pastore valdese, esprime sempre una forte intransigenza di comportamento in un’esistenza travagliata  da un profondo senso del peccato. Sorge di conseguenza in lui un profondo bisogno di riscatto, come emerge da una sua opera giovanile, “Ragazzo” (1919). I travagli psicologici interiori trovano parziale appagamento nella ricerca di solidarietà  fraterna con gli altri, come aveva visto realizzare in guerra tra i soldati. Solo il rimpianto nostalgico della vita semplice ma dura della fanciullezza, nelle valli valdesi, attenuano in lui il senso doloroso della vita.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA