26 febbraio

Leggiamo …

In “Tre croci” FEDERICO TOZZI presenta il drammatico episodio di “La disperazione di Giulio” …

Nel romanzo Tozzi racconta dei tre fratelli Giulio, Niccolò ed Enrico Gambi che gestiscono la piccola libreria avuta in eredità dal padre. Gli affari vanno male e trovano l’aiuto di facoltoso signore che firma una cambiale per loro. Trovandosi ancora in difficoltà Giulio falsifica la firma per un’altra cambiale, ma, scoperto, per la vergogna si suicida. Niccolò muore per un infarto ed Enrico muore in miseria in un sanatorio. La moglie di Niccolò e le due giovani nipoti con i pochi risparmi comprano tre croci da mettere sulle tombe dei tre fratelli. Nel brano che presentiamo Tozzi descrive la drammatica scena della triste fine di Giulio.

Nella libreria, con gli sportelli chiusi, c’era buio ed egli accese il gasse(1). Il rumore del gasse, prendendo fuoco, lo fece tremare di spavento. Girò gli occhi attorno, e gli venne voglia di avventarsi a quelle pareti. Loro lo avevano fatto mentire e poi perdere; loro le più forti. Ad un tratto, sentì bussare: Niccolò lo chiamava. Doveva rispondere? Non allora. Egli era troppo da più di lui, perché gli permettesse di chiamarlo ancora. Lasciò che egli smettesse di battere le nocche(2); e, dal cassetto della scrivania, prese una corda forte, con la quale era stato legato un pacco di libri. Egli, allora, non credette più che si sarebbe ammazzato! Perciò salì sopra uno sgabello e provò, ficcandoci il manico del martello dentro, se un gancio alla trave veniva via. Era proprio sicuro che non si sarebbe ammazzato! Ci legò la fune, a nodo scorsoio. Poi, ridiscese dallo sgabello e si mise a guardarla da tutte le parti; sentendo la voglia di sorridere. La guardava scherzando; ma pensò di toglierla perché aveva paura che le avrebbe dato retta, mettendoci il collo dentro. Egli delirando le parlava, perché non lo tentasse. Ma non osava più toccarla. Egli disse: “La lascerò qui per sempre. Perché si veda a che punto mi sono ridotto”. Era ormai come un pazzo; e appuntellò(3) la porta per paura che venisse un branco di gente a buttarla giù. Non dovevano tardare molto. Li sentiva venire, da tutte le parti. Non c’era più modo di resistere: i puntelli saltavano via. Su la cassapanca, tutti quegli oggetti falsamente antichi gli dissero: “Tu sei uguale a noi! E’ inutile che tu cerchi di evitarci!”. Egli rispose a voce alta: “ Aspettate, faccio una firma”. E vide la sua firma falsa saltellare sul pavimento. Si chinò per chiapparla(4); entrò con la testa sotto gli scaffali: la firma c’era ma egli non la vedeva più. “Guardate: in mano non ce l’ho!”. Allora spense la luce. E, al buio, senza rendersi conto che si ammazzava, mise la testa dentro il laccio. Sentendosi stringere, avrebbe voluto gridare; ma non gli riescì(5).

Note

  1. gas
  2. le nocche delle dita
  3. puntellò
  4. prenderla
  5. riuscì.

Biografia …

Il 26 FEBBRAIO 1920 FEDERICO TOZZI pubblica l’opera “Tre croci”…

Federico Tozzi nasce a Siena il 1° gennaio 1883, vive in famiglia un’esperienza triste e disagiata che gli consente solo studi irregolari e svogliati. Si fa una cultura da autodidatta con letture varie e un po’ disordinate. Egli si tiene lontano dalle tendenze di avanguardia dei primi decenni del Novecento e si può dire che vive una esperienza letteraria autonoma. Nonostante alcune prime prove di poesia Tozzi sente un’attitudine speciale per la narrativa con l’opera autobiografica “Ricordi di un impiegato” (1910). Più interessante appare il romanzo “Con gli occhi chiusi” e soprattutto il suo capolavoro “Tre croci” pubblicato il 26 febbraio 1920, nel quale egli descrive un fatto vero che vede la rovina e la morte di tre fratelli in circostanze tragiche. Egli muore a Roma il 21 marzo 1920. Tozzi ha una visione pessimistica del mondo, conseguenza della sua infelice esistenza. Nella sua opera presenta vicende misere della provincia con impostazione veristica arricchita da approfondimenti psicologici dei personaggi. A suo giudizio nella realtà esistono persecutori e vittime, vincitori e vinti, entrambi però perdenti. Nei suoi romanzi manca un eroe positivo e si può dire che il protagonista vive “con gli occhi chiusi”, quasi a voler fuggire una realtà oppressiva che schiaccia l’individuo.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Il cane è il miglior amico dell’uomo

MODO DI DIRE
Essere un carro armato: Agire con determinazione

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA