13 giugno

Leggiamo …

Da “La luna sul muro” della ANNA MARIA ORTESE presentiamo il brano”L’incendio” …

In questo brano la Ortese descrive le piccole miserie giornaliere di una famiglia napoletana: la madre indaffarata, i figli soli che si beccano a vicenda, i disastri del ragazzo irrequieto e viziato. La descrizione procede irregolarmente in base ai comportamenti dei singoli personaggi, ma si nota che l’autrice riesce a controllare il tutto con maestria e buona precisione descrittiva. L’incendio del titolo si riferisce ad un lumino che Papele accende in modo maldestro e che s’incendia senza provocare gravi danno se non un po’ di fumo.

“Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mar!”1, cantava con voce spiegata, da mezz’ora Rafiluccio2Caso, detto Papele, chiuso nel gabinetto in fondo al terrazzino, da dove si vedeva tutta Napoli. Lo faceva più perché si era dimenticato di uscire, che per dispetto a sua sorella Assuntina, che si struggeva dietro la porta, e ogni tanto urlava: “Esci, ché devo entrare io, hai capito? Esci, fetente!” Macché! Papele aveva perduto le orecchie. Se ne stava lì, come un gatto sul tetto, guardando un pezzo di cielo color manto della Madonna splendere nella finestrella , sulla cedrina3, dietro la buatta4rossa  del pomodoro, con una bella donna dal petto sporgente e la camicia scollata, l’Italia, e ad uscire non ci pensava. Dietro la buatta si vedevano navi e navi e arrivava il rumore confuso del porto di Napoli, in una mattina di maggio. Era bella la vita, bella assai. A scuola non ci doveva andare, quella mattina, perché mammina era andata a ritirare il passaporto, e lui doveva badare ad Assuntina che si era purgata. Ma non era contento solo per questo. Certe mattine era contento senza che ci fosse la più piccola ragione: come quando il cielo della pioggia si apre, e in mezzo a tante goccioline trasparenti compare il sole, e uno respira. Gli sembrava di sentire una musica in mezzo a tutto quel fracasso, e vedere una lampa5di luce in  mezzo a quel celeste. E la voce di nonno Pasquale, ch’era morto due anni prima, di questa stagione, e gli diceva: “Papele, il padre tuo tornerà!” e gli diceva anche: “Papele, non dare dispiaceri a mammina!” Lui, dispiaceri a mammina gliene dava, perché era ragazzo, però lui e mammina erano una cosa sola, e questo Assuntina non glielo poteva perdonare.

Note

  1. Versi di una romanza della “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini
  2. diminutivo di Raffaele
  3. pianta dal profumo simile al limone
  4. termine dialettale per scatola di latta
  5. bagliore di luce.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
A nemico che fugge ponti d’oro

MODO DI DIRE
Gettare in pasto alle belve: Esporre qualcuno a un ambiente ostile.

Biografia …

Il 13 GIUGNO 1914 nasce ANNA MARIA ORTESE, importante scrittrice vincitrice di vari premi …

Anna Maria Ortese nasce a Roma il 13 giugno  1914, ma segue il padre funzionario statale prima a Potenza nel 1919 e poi in Libia. La famiglia nel 1928 ritorna a Napoli, ma la ragazza in tutti questi spostamenti fa studi irregolari ed essa si fa perciò un cultura da autodidatta. La Ortese comincia a scrivere molto presto e nel 1937 pubblica la raccolta di racconti “Angelici dolori” e comincia poi a collaborare con diversi quotidiani , “Il Mattino”, “Il Messaggero” e “Corriere della Sera”. Nel 1950 pubblica “L’Infanta sepolta” e nel 1953 “Il mare non bagna Napoli” con il quale vince il Premio Viareggio, ma che suscita molte polemiche perché presenta le misere condizioni della città nel dopoguerra. La Ortese poi pubblica altre opere, “Poveri e semplici”, (1967), che vince il Premio Strega, e “Il cappello piumato” (1979). Essa muore a Rapallo, vicino a Genova, il 9 marzo 1998. La Ortese si può accostare alla “poetica del realismo magico” di Bontempelli perché racconta vicende “fantastiche” che sono però possibili avvenimenti reali. Essa privilegia alcune tematiche come il legame familiare, inteso come rifugio per trovare sostegno alla propria esperienza di vita. Nella sua narrazione quasi di “sogno” essa rallenta i tempi degli avvenimenti e perciò essi diventano ancor più irreali, ma importanti per l’autrice perché in essi può meglio misurare la sua sensibilità e la propria personalità.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA