30 gennaio

Leggiamo …

Da “La plebe” di VITTORIO BERSEZIO proponiamo il patetico brano “I derelitti” …

Da “La plebe”:
I derelitti(1)

Era una notte d’inverno, ed una fitta nebbia copriva la città di Torino. Chi ha visto a quella stagione ed a quell’ora le brutte e infangate stradicciuole di quella parte dell’oradetta città che chiamano Torino vecchia; quelle stradicciuole in cui stanno raccolte e come a confino le miserie più gravi, i cenci più logori e le più scandalose turpitudini(2), chi le ha viste quando quella caligine nebbiosa le ingombra e depone sopra ogni cosa, sul selciato, sulle pareti annerite delle case, sui panni e in volto a chi passa, una specie di rugiada fredda e fastidiosa che ti punge con piccolissime gocce gelate negli occhi e ti immolla(3) le vesti addosso e ti penetra sotto a dar freddo alle intime midolle; chi ha visto a quell’ora quei quartieri sa che cosa sia la cupa tristezza delle abitazioni dei poveri in mezzo allo squallore della miseria ed al cattivo tempo della stagione. Se t’avviene di passare per quei luoghi, tu senti quasi una mano di gelo posarsi adagio e pesar poi sul tuo cuore. Una nuova melanconia t’occupa l’anima e i sensi; il respiro medesimo da quell’afa nebbiosa, da quell’umido freddiccio, da qell’angustia di spazio, ti pare impedito; una strana malavoglia(4) incerta, vaga, ma potente, piglia possesso di te; e tu, guardando i cenciosi che sfilano taciti e lenti a randa il muro(5), come ombre nel Tartaro degli antichi(6); ricevendo nei tuoi occhi il luccichiar febbrile di quelle delle povere traviate che in quegl’immondi casamenti hanno loro stanza e s’aggirano, vere anime in pena, facendo risaltar la miseria inorpellata(7) de’ loro panni di color gaio nello scuro del nebbione, vedendo tra le imposte di un uscio di bottega socchiuso tremolar un raggio giallognolo della lucerna ad olio, al cui lume misere creature faticano a compiere il lavoro della giornata che ha da comprare lo scarso pane alla famiglia, tu, anche tuo malgrado, se non hai cuore d’avaro o di borsiere(8), ti sentirai le lagrime dentro gli occhi.

Note

  1. Bersezio narratore attento alla questione sociale in questo inizio del romanzo descrive con amarezza e angoscia le misere condizioni di vita del popolo più povero della città di Torino e sottolinea che anche l’inverno sembra accanirsi con più durezza sugli individui più deboli della società.
  2. scandalose vergogne
  3. ti bagna
  4. malumore
  5. lungo il muro
  6. il Tartaro era la parte più buia degli Inferi, dove si ponevano i malvagi
  7. nascosta
  8. esattore delle imposte.

Biografia …

Il 30 GENNAIO 1900 muore VITTORIO BERSEZIO, importante drammaturgo dell’Ottocento …

Vittorio Bersezio nasce a Peveragno, vicino a Cuneo, il 22 marzo 1828, si laurea in Giurisprudenza e molto giovane comincia a scrivere opere teatrali che riscuotono molto successo, “Pietro Micca” e “Romolo”, nelle quali inserisce forti sentimenti patriottici. Egli dimostra buone attitudini ironiche e assume la direzione del “Fischietto”, rivista satirica molto seguita dai lettori. Il suo capolavoro rimane la commedia “Le miserie di Monsù Travet” (1863), nella quale descrive l’infelice vita del protagonista schiacciato tra problemi familiari e la vita monotona e triste di impiegato. Bersezio svolge anche un attivo impegno giornalistico e diventa deputato della Sinistra Storica, sostenendo dapprima Agostino Depretis e poi abbandonandolo perché non accetta la sua politica “trasformista”. Egli scrive diversi romanzi che si occupano di problemi sociali derivati dall’inizio della industrializzazione rimanendo influenzato dalla letteratura naturalista francese. Dei suoi romanzi sono da citare “Il segreto di Adolfo” (1861), “Il piacere della vendetta” (1867) e soprattutto “La plebe” (1869), nei quali descrive con commossa partecipazione le gravi condizioni di vita dei ceti popolari. Bersezio muore a Torino il 30 gennaio 1900.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
La miglior vendetta è il perdono

MODO DI DIRE
Nuotare nell’abbondanza: Essere fornito di tutto.

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