29 marzo

Leggiamo …

Da “Donnarumma all’assalto” di OTTIERO OTTIERI presentiamo “Lo sfogo di una rabbia repressa” …

In quest’opera lo psicologo di una società ha l’incarico di selezionare il personale e tiene una specie di diario di tutto quello che vive nella sua esperienza di lavoro. La necessità di effettuare una selezione e l’aspettativa del lavoro degli operai crea un clima molto teso che in qualche caso sfocia in violenza. Ottieri sottolinea la durezza dei rapporti di lavoro nel mondo della produzione. Nel brano presentato vi è come personaggio una madre che prega per un posto di lavoro per il figlio e il clima in questo caso diventa crudele ed impietoso.

Arrivato ai cancelli, la faccia di Bellomo(1) sotto il berretto era un’altra volta bianca. Uno dei manovali dell’impresa che ha costruito lo stabilimento, e che non sono stati assunti nello stabilimento alla fine dei lavori, si era gettato alle dieci contro l’automobile del direttore. Mezz’ora prima. Per questo i cancelli erano così sgombri. Questi incidenti ripuliscono provvisoriamente la portineria. Gli uomini, li avevano respinti oltre la strada. Vi stavano in cinque, chi seduto, chi appoggiato al muretto sotto i pini, sfidando con indolenza la punizione. All’arrivo del pizzicologo(2) non reagirono in alcun modo, almeno a giudicare dal di qua della strada… Allora li chiamò alzando il braccio, ché attraversassero la strada, affidandoli subito a una guardia, per tenerli in ordine nel corridoio stretto del laboratorio. Il primo fu una vecchia. Nascosta dietro una colonna, ne era uscita all’ultimo momento; subito mi benedisse e pianse, mentre era ricevuta al tavolo del laboratorio. Naturalmente non scongiurava per sé, ma per il figlio. “Perché non mi manda questo figlio?” Però nessun discorso, nessuna parola cattiva o buona le arrivava; le benedizioni e le lacrime avevano tirato un velo pesante tra il mondo e lei: soltanto per giurare che tutto dipendeva dal mio cuore e che se suo figlio non veniva assunto era colpa mia, si chinò avanti, bucando il velo. Il colloquio sarà durato una mezz’ora. Qualcuno dalla strada spiava verso i vetri e dovetti chiamare la guardia per allontanarlo: forse era il figlio. Trassi giù le tende veneziane e nella stanza cadde una penombra, sui banchi, sullo scaffale degli strumenti: una penombra nella quale la vecchia madre, grassa, rossa di faccia, vestita di nero, piangeva a suo agio. Fu spinta fuori dolcemente.

Note

  1. una delle guardie della fabbrica
  2. psicologo, quella è al pronuncia dialettale degli operai

Biografia …

Il 29 MARZO 1924 nasce OTTIERO OTTIERI, scrittore e attivo uomo di cultura …

Ottiero Ottieri nasce a Roma il 29 marzo 1924, si laurea in Lettere nel 1945 e dopo tre anni si trasferisce a Milano dove si impiega nell’Ufficio Stampa della Mondadori. Nel 1952 passa all’Olivetti ricoprendo il ruolo di addetto alle relazioni con il personale. Collabora poi con riviste come “Il Mondo” e il quotidiano “Il Giorno”. Si impegna anche nella scrittura di sceneggiature di film come “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni e prosegue la sua produzione di prosa e di raccolte poetiche. Egli muore a Milano il 25 luglio 2002. Ottieri è l’iniziatore di quella che si definisce “letteratura industriale”, cioè di opere che si occupano dei problemi degli operai alla catena di montaggio. La prima opera di questo genere è “Tempi stretti” (1954) che indica già nel titolo il ritmo frenetico del lavoro alla catena per garantire un’alta produzione ma che provoca conseguenze psicologic. Li volevo, e mi diressihe gravi negli operai. Anche “Donnarumma all’assalto” (1959) descrive il confronto duro tra uno psicologo e gli aspiranti al lavoro in una fabbrica. Ottieri si convince però che uno scrittore non è adatto a descrivere i problemi del lavoro industriale. Egli allora amplia la sua indagine sul complesso problema dell’uomo moderno ad inserirsi in una società che mira solo alla produzione e alla ricchezza. In questo campo d’indagine sono importanti le opere “La linea gotica” (1963) e “L’impagliatore di sedie” (1964).

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Arcobaleno porta il sereno

MODO DI DIRE
Soffiare il naso alle galline: Fare una cosa stupida.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA