23 giugno

Leggiamo …

Da “Principi di Scienza Nuova” di GIAMBATTISTA VICO proponiamo il famoso brano “Dante e la vera poesia” …

Vico sostiene in questo brano che le passioni forti di epoche barbare e violente creano condizioni adatte per la grande poesia come accade ad Omero e Dante.

Così Dante  fornito di poetici favellari impiegò il colerico ingegno(1)
nella sua Comedia; nel cui Infernospiegò tutto il grande della sua fantasia in narrando ire implacabili, delle quali una e non più fu quella di Achille(2), ed in membrando(3)quantità di spietatissimi tormenti, come appunto nella fierezza di Grecia barbara Omero descrisse tante varie atroci forme di fierissime morti avvenute ne’ combattimenti de’ troiani co’ greci, che rendono inimitabile la sua Iliade; ed entrambi di tanta atrocità risparsero(4)le loro favole, che in questa nostra umanità fanno compassione e allora cagionavan(5) piacere negli uditori, come oggi gli inglesi poco ammolliti dalla delicatezza del secolo non si dilettano di tragedie che non abbiano dell’atroce(6), appunto quale il primo gusto del teatro greco ancor fiero fu certamente nelle nefarie cene di Tieste e nell’empie straggi fatte da Medea di fratelli e figliuoli. Ma nel Purgatorio, dove si soffrono tormentosissime pene con inalterabile pazienza; nel Paradiso, ove si gode infinita gioia con una somma pace dell’animo, quanto in questa mansuetudine e pace di costumi umani non lo è, tanto a que’ tempi impazienti di offesa e di dolore era meravigliosissimo Dante(7)

Note

  1. ingegno spinto da grandi passioni
  2. con le passioni descritte da Dante l’ira d’Achille non fu più la più famosa
  3. ricordando
  4. riempirono
  5. suscitavano. La violenza e le atrocità al tempo di Omero e Dante suscitavano piacere nei contemporanei mentre nei tempi moderni ispirano pietà
  6. anche gli inglesi, che non subiscono il fascino dei modi gentili del secolo, oggi nelle tragedie di Shakespeare apprezzano scene orrende di inaudita violenza
  7. i contemporanei di Dante si sorprendevano delle scene di pace e serenità di Purgatorio e del Paradiso perché erano troppo abituati alla violenza.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Facile è criticare, difficile è l’arte

MODO DI DIRE
Prendere per i fondelli: Prendere in giro.

Biografia …

Il 23 GIUGNO 1668 nasce GIAMBATTISTA VICO, grande storiografo del Settecento …

Giambattista Vico è un pensatore che i contemporanei non capiscono perché elabora idee sulla storia che solo il Romanticismo svilupperà in seguito. Egli nasce a Napoli il 23 giugno 1668, diventa docente all’Università e storiografo di corte. Muore a Napoli il 23 gennaio 1744. Tra le altre sue non molte opere la più importante è “Principi di una Scienza Nuova d’intorno alla comune natura delle Nazioni”, nella quale concentra il suo pensiero. Innanzitutto per lui la “scienza nuova” è non il pensiero scientifico ma la conoscenza della storia, l’unica possibile perché creata dall’uomo stesso. Per Vico, come nella vita dell’uomo, esistono tre epoche storiche: l’”età degli dei” (l’infanzia) con dominio dell’istinto; l’”età degli eroi” (la fanciullezza) in cui prevale la fantasia; l’”età degli uomini” (la maturità) guidata dalla ragione. Queste tre epoche si ripetono nel tempo dando vita a “corsi e ricorsi” della storia. Vico enuncia l’idea della storia come continua evoluzione e in questa visione la poesia assume il ruolo fondamentale di frutto della creazione fantastica dell’uomo che riesce a dare conoscenza molto valida del suo passato e delle sue istituzioni. Tra le sue idee originali vi è quella che il poeta Omero non è esistito e che le sue opere sono frutto della elaborazione comune del popolo greco.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA