23 aprile

Leggiamo …

Dal romanzo “Agnese va a morire” di RENATA VIGANÒ presentiamo il drammatico “Epilogo” …

Nel romanzo Agnese è una donna matura che si unisce ai partigiani e nel primo brano vi è come una presentazione del personaggio che sa farsi voler bene  e che appunto si sente come una madre per quei giovani che rischiano la vita ed hanno bisogno di sostegno e di affetto. Nel secondo brano si presenta la breve e drammatica scena della morte della donna, nella quale emerge la ferocia di una esecuzione a freddo di una donna innocua e senza difesa.

Si levarono urli di donne e una fiamma alta, prima chiara, poi rossa, che si spiegò contro il cielo. Col binocolo l’incendio si vedeva bene: erano proprio le case  dell’argine che bruciavano. Fatte di assi fecero un falò che durò poco… La Rina tremava, andava dall’uno all’altro dei partigiani di guardia, si consolava perché le facevano coraggio. L’Agnese invece stava zitta e ferma, pensava: “Ecco, qui adesso è finito. Stasera è stato l’ultimo pranzo”. Lei lo sapeva che questa vita non era fatta per durare. Stavano insieme da tanto, avevano eseguito molte belle azioni, e mai niente era accaduto, né morti né feriti, né malati né traditori: un tempo fortunato. Ma in guerra i tempi fortunati sono brevi, dopo cominciano i guai. Le dispiaceva per la Rina, che era tanto in pensiero, e per il Comandante e per Clinto e per tutti i partigiani. Era stata con loro come la mamma, ma senza retorica, senza dire: io sono la vostra mamma. Questo doveva venir fuori coi fatti, col lavoro. Preparargli da mangiare, che non mancasse niente, lavare la roba, muoversi sempre perché stessero bene. Neppure loro dicevano molte parole, ma erano contenti, la tenevano volentieri. Se qualcuno per impazienza alzava la voce con lei, gli altri lo sgridavano, e lui non chiedeva scusa, non serve chiedere scusa, ma diventava buono, le parlava con gentilezza. Dopo le sue disgrazie questo era molto bello: ma adesso lei lo sapeva che doveva finire.

La morte di Agnese

Il maresciallo gridò ancora, prese la pistola, le sparò da vicino negli occhi, sulla bocca , sulla fronte, uno, due, quattro colpi. Lei piombò in giù col viso fracassato contro la terra. Tutti scapparono urlando. Il maresciallo rimise la pistola nella fondina, e tremava, certo di rabbia. Allora il tenente gli disse qualcosa in tedesco, e sorrise. L’Agnese restò sola , stranamente piccola, un mucchio di stracci neri nella neve.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Molto fumo e poco arrosto

MODO DI DIRE
Levarsi il boccone di bocca: Privarsi del necessario per aiutare qualcuno.

Biografia …

Il 23 APRILE 1976 muore RENATA VIGANÒ, scrittrice e valorosa staffetta della Resistenza …

Renata Viganò nasce a Bologna il 16 giugno 1900, dimostra fin da ragazzina ispirazione poetica tanto da pubblicare a soli 12 anni la prima raccolta di poesie, “Ginestra in fiore”. Pubblica poi nel 1915 la seconda raccolta “Piccola fiamma”, e così dimostra oltre che amore per la cultura anche un carattere forte e pieno di energia. Per le difficili condizioni economiche della famiglia deve abbandonare gli studi liceali e diventa infermiera. Essa continua però a collaborare con giornali scrivendo brevi articoli, racconti e poesie. Dopo l’8 settembre 1943 partecipa alla Resistenza come staffetta e infermiera mostrando la sua solita energia di carattere. Di questa esperienza scrive il romanzo “L’Agnese va a morire” (1949), che le dà grande fama e le consente di vincere il Premio Viareggio. Nel romanzo la Viganò racconta le vicende della lotta partigiana con semplicità ma con grande passione. Mette soprattutto in evidenza lo spirito di sacrificio dei combattenti che non si abbattono al pensiero della possibile morte. L’opera diventa una significativa testimonianza del sentimento di dovere  che animava  coloro che si battevano per la riconquista della libertà. Essa scrive altri due libri sullo stesso argomento: “Donne della Resistenza” (1955) e “Matrimonio in brigata” (1976). La Viganò muore il 23 aprile 1976.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA