20 maggio

Leggiamo …

Da “Le prose della volgar lingua” PIETRO BEMBO illustra la sua idea sul linguaggio letterario …

Il questo brano Bembo sostiene che la lingua letteraria non può essere la lingua popolana, ma una lingua scelta che deve rivolgersi non solo ai contemporanei ma anche ai posteri. Egli è consapevole dell’importanza del volgare, ma pensa che solo una lingua d’alto livello può dare dignità alla nuova espressione letteraria come hanno dimostrato i grandi scrittori del Trecento.

Debole e arenoso fondamento(1) avete alle vostre ragioni dato, Giuliano, dicendo che, perché le favelle si mutano(2), egli si dee sempre a quel parlare che è in bocca delle genti, quando altri si mette a scrivere, appressare e avicinare i componimenti, con ciò sia cosa che(3) d’esser letto e inteso dagli uomini che vivono si debba cercare e procacciare per ciascuno(4). Perciò che se questo fosse vero, ne seguirebbe che a coloro che popolarescamente scrivono, maggior loda si convenisse che a quelli che le scritture loro dettano e compongono più figurate e più gentili; e Virgilio meno sarebbe stato pregiato, che molti dicitori di piazza(5)… La lingua delle scritture, Giuliano, non dee a quella del popolo accostarsi, se non in quanto, accostandovisi, non perde gravità, non perde grandezza; che altramente ella discostare se ne dee e dilungare, quanto le basta a mantenersi in vago e gentile stato(6). Il che aviene perciò, che appunto non debbono gli scrittori por cura di piacere alle genti solamente che sono in vita quando essi scrivono, come voi dite, ma a quelle ancora, e per aventura molto più, che sono a vivere dopo loro: con ciò sia cosa che ciascuno la eternità alle sue fatiche più ama, che un brieve tempo(7).

Note

  1. debole giustificazione
  2. poiché le lingue cambiano
  3. perché
  4. dato che, le favelle, cioè le lingue mutano occorre usare la lingua popolare del momento
  5. se fosse vero ciò chi scrive in modo “popolano” avrebbe più gloria di Virgilio
  6. la lingua letteraria non deve adeguarsi al linguaggio popolare se non quando essa, così facendo, non perda dignità ed eleganza
  7. gli scrittori non devono scrivere solo per i contemporanei ma anche per i posteri.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Il troppo stroppia

MODO DI DIRE
Sapere di muffa: Dare l’impressione di vecchio.

Biografia …

Il 20 MAGGIO 1470 nasce PIETRO BEMBO, importante teorico dell’amor platonico del Rinascimento …

Pietro Bembo nasce a Venezia il 20 maggio 1470 e acquisisce un’eccezionale cultura per varietà e profondità, per cui è in grado di comporre in prosa e in poesia latina e in prosa e in poesia volgare. Vive in diverse corti italiane sempre frequentando ambienti sociali elevati e culturalmente molto stimolanti. Nella parte conclusiva della sua vita riceve la nomina a cardinale e muore a Roma il 18 gennaio 1547. Bembo è uno dei maggiori teorici della cultura rinascimentale e basa sempre le sue idee sull’esigenza di scegliere il modello perfetto. Nella sua opera “Gli Asolani” (1505), strutturata a forma di dialogo, fa sostenere ad uno dei partecipanti che il vero amore non è quello sensuale, ma quello “platonico”: l’ammirazione per la bellezza femminile deve essere occasione per esaltare la grandezza di Dio e mezzo per ricongiungersi a lui. Ne “Le prose della volgar lingua” (1525) egli si dice convinto che la lingua volgare ha raggiunto la perfezione espressiva di quella latina e che per l’uso di essa si deve scegliere il modello perfetto della lingua toscana, non quella parlata in quel momento, ma la lingua dei grandi del Trecento, Petrarca e Boccaccio.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA