14 aprile

Leggiamo …

Dal romanzo “Donna Folgore” di GIOVANNI FALDELLA proponiamo un interessante brano …

Questa è la terza parte di un’unica opera, “Capricci per pianoforte”, nella quale l’autore ci presenta il personaggio di Gilda, un’affascinante donna che si dà alla bella vita, incurante dei pregiudizi dei paesani. Faldella si assume il compito di andare contro corrente descrivendo la storia di una avventuriera consapevole del suo fascino e capace di dominare tutte le situazioni in cui viene  a trovarsi. Siamo lontani dalle figure femminili alto borghesi o nobili di D’Annunzio, ma è proprio questo l’obbiettivo di Faldella, creare un’alternativa alla figura di donna che la letteratura presentava in quegli anni. In questo inizio del romanzo l’autore ci presenta i personaggi principali della vicenda soffermandosi nella descrizione dell’ambiente sociale in cui nasce Gilda.

…La paesanotta Gilda rimestava con il tridente il letamaio, quando il giovane prof. Adriano Meraldi ritornò vittorioso del concorso di Pompei a San Gerolamo Canavese. Essa era figliuola unica di Simone il falegname, curvo come un quarto di luna senza essere molto gobbo imperocché(1) la curva riguardava piuttosto la testa che la schiena. Simone era un vecchio semplice con i capelli bianchi pallidi che in gioventù erano stati biondi lucenti. Pareva un San Giuseppe ricamato. Era buono sottomesso a tutti. Avrebbe voluto che il Sindaco e il Parroco, Vittorio Emanuele II e Pio IX fossero sempre stati in concordia, come pane e cacio. Teneva bottega vicino alla casa del geometra Meraldi: ed era assai bravo falegname: non lavorava di malizia(2): niuno come lui stringeva salde le commettiture(3): ci metteva però il suo tempo: per cui bisognava pensarci forse tre anni prima del bisogno ad ordinargli un cassettone; ma una volta fatto quel cassettone durava un’eternità di generazioni. Simone aveva avuto dell’inventiva: precursore locale dei veicoli automobili aveva di suo genio architettato, congegnato un carrozzino semovente con una tastiera di manovelle. Simone aveva quale figliuola, sola al mondo, la Gilda, che allevò pressoché soltanto egli desso(4), imperocché(5) sua moglie, Filomena, quel marzapane(6) di Filomena, che dava ragione a tutti ed era persino più dolce di Simone, Filomena gli morì di anemia, quando Gilda aveva appena un anno e mezzo. Egli si teneva sempre la sua Gilda vicino al banco del lavoro cucciata(7) sopra un monte di trucioli sotto un filare di ascie, di seghe e martelli pendenti sul suo capettino(8).

Note

  1. poiché
  2. eraleale nel lavoro
  3. le commissioni di lavoro
  4. egli stesso
  5. poiché
  6. pasta molto dolce ad indicare il carattere buono della donna
  7. seduta
  8. piccola testa

Biografia …

Il 14 APRILE 1928 muore GIOVANNI FALDELLA, attivo scrittore e politico piemontese …

Giovanni Faldella nasce a Saluggia, vicino a Vercelli, il 26 settembre 1846, dopo gli studi superiori a Vercelli si laurea in Giurisprudenza a Torino nel 1868. Esercita poi la professione di avvocato ma inizia anche una lunga attività letteraria. Svolge funzioni in Magistratura ma poi ritorna alla sua attività professionale privata. Dopo alcuni tentativi falliti diventa parlamentare dal 1886 per dieci anni. Nel 1896 riceve la nomina a senatore, carica che tiene fino alla morte. Faldella muore a Vercelli il 14 aprile 1928. Oltre che autore di opere di narrativa Faldella è autore di articoli di giornale ed in particolare si ricordano i suoi resoconti dell’Esposizione Internazionale di Vienna. Delle sue opere si possono segnalare: “Rovine” (1879), “Roma borghese” (1882), “Capricci per pianoforte” (1891) e “Piemonte e Italia” (1910). Faldella è uno scrittore ironico che descrive gli aspetti buffi della realtà con riferimento a personaggi contraddittori ed arroganti. Spesse volte usa esagerazioni che creano umorismo e divertimento nel lettore. L’aspetto più innovativo di Faldella è la  ricerca di novità espressive  in un linguaggio  ardito che usa forme linguistiche di varia origine: dialetto, formule scientifiche, latinismi e parole di origine straniera.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
La speranza è l’ultima a morire

MODO DI DIRE
Dare lo zuccherino: Compensare qualcuno con poca cosa.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA