11 gennaio

Leggiamo …

Dalla “Lira” di GIAMBATTISTA MARINO presentiamo “Al sonno”, dolce e malinconica poesia …

Da “La Lira”:
Al Sonno(1)

O del Silenzio figlio e della Notte,
padre di vaghe immaginate forme(2),
Sonno gentil, per le cui tacit’orme
son l’alme al ciel d’Amor spesso condotte(3),
or che ‘n grembo a le lievi ombre interrotte
ogni cor, fuor che ‘l mio, riposa e dorme(4),
l’Erebo oscuro(5), al mio pensier conforme,
lascia, ti prego, e le cimmerie grotte(6).
E vien col dolce tuo tranquillo oblio
e col bel volto(7), in ch’io mirar mi appago,
a consolar il vedovo desio(8).
Ché se ‘n te la sembianza, onde son vago,
non m’è dato goder(9), godrò pur io
de la morte, che bramo, almen l’imago(10).

Note

  1. In questo sonetto Marino riprende un tema trattato in precedenza da altri poeti soprattutto del Cinquecento, ma egli personalizza l’argomento inserendo la situazione della delusione d’amore.
  2. Il sonno si verifica di notte e nel silenzio e provoca anche i sogni
  3. spesso nel sonno si sogna
  4. i sogni però svaniscono presto e gli uomini riescono a riposare tranne il poeta assillato dalla pena d’amore
  5. l’Erebo era la parte più terribile dell’aldilà, oscuro cioè doloroso come l’animo del poeta
  6. i Cimmeri era una popolazione occidentale che non aveva mai il sole
  7. il volto della donna amata
  8. desiderio triste perché non soddisfatto
  9. se non posso provare gioia nel vedere il volto della donna amata
  10. potrò provare gioia nel vedere l’immagine della morte desiderata.

Biografia …

L’11 GENNAIO 1609 GIAMBATTISTA MARINO ottiene il titolo di “Cavaliere di San Maurizio” …

Giambattista Marino nasce a Napoli il 14 ottobre 1569 e fin dal giovane si dedica alla poesia per la quale sente un’istintiva passione. Si reca prima a Roma e poi nel 1608 a Torino dove ottiene riconoscimenti e per i suoi meriti letterari il Granduca Carlo Emanuele I l’11 gennaio 1609 gli concede il “Cavalierato dei SS. Maurizio e Lazzaro”. Per la forte rivalità il poeta di corte Gaspare Murtola attenta alla sua vita, egli rimane illeso ma dopo qualche anno deve abbandonare Torino e si reca in Francia sempre osannato come grande poeta. Ritorna in Italia e passa gli ultimi anni della sua vita a Napoli, dove muore il 25 marzo 1625. Marino svolge la sua attività di poeta come professione che gli dà ricchezza e fama. Secondo le tendenze del Barocco egli usa uno stile che mira alla sorpresa e alla “meraviglia” del lettore, con metafore ardite e inaspettate. Egli insomma diventa il poeta più tipico della letteratura barocca. La sua opera più ambiziosa è il poema “Adone” (1623), nella quale sfoggia grande abilità nel comporre versi, ricchi di immagini, di racconti, di abbellimenti e di similitudini. Secondo i critici egli ottiene risultati migliori nelle raccolte di liriche brevi: “La Lira” (1614), “Galleria” (1620) e “La Sampogna” (1620). In queste poesie brevi si possono apprezzare la efficace descrizione della natura, dolci sentimenti d’amore, argute descrizioni di quadri e suggestive ricostruzioni di miti antichi

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Quel che è fatto è reso

MODO DI DIRE
Tenere la bocca cucita, chiusa: Tacere.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA