10 maggio

Leggiamo …

Da “Il fu Mattia Pascal” di LUIGI PIRANDELLO ecco il sorprendente brano della conclusione dell’opera …

Mattia Pascal vince una forte somma al Casinò di Montecarlo e legge su un giornale locale che egli è morto suicida. Uno sconosciuto, trovato morto nel suo paese con il volto disfatto, viene scambiato con lui. Afflitto da tanti problemi familiari, decide di allontanarsi e di cominciare una nuova vita. Ma senza documenti e senza identità egli non può vivere in società: Mattia per la società non esiste più. Disperato, ritorna al suo paese dove tutto è cambiato. Nel brano racconta la sua strana vicenda.

Basta. Io ora vivo, in pace, con la mia vecchia zia Scolastica, che mi ha voluto offrir ricetto1 in casa sua. La mia bislacca2 avventura m’ha rialzato d’un tratto nella stima di lei. Dormo nello stesso letto in cui morì la povera mamma mia, e passo parte del giorno qua, in biblioteca, in compagnia di don Eligio, che è ancora ben lontano dal dare assetto e ordine ai vecchi libri polverosi. Ho messo circa sei mesi a scrivere questa mia strana storia, aiutato da lui. Di quanto è scritto qui egli serberà il segreto, come se l’avesse saputo sotto il sigillo della confessione. Abbiamo discusso a lungo sui casi miei, e spesso io gli ho dichiarato di non saper vedere che frutto se ne possa cavare. “Intanto, questo, – egli mi dice: – che fuori della legge e fuori di quelle particolarità , liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, caro signor Pascal, non è possibile vivere”. Ma io gli faccio osservare che non sono affatto rientrato né nella legge, né nelle mie particolarità. Mia moglie è moglie di Pomino, ed io non saprei proprio ch’io mi sia3. Nel cimitero di Miragno, su la fossa di quel povero ignoto che s’uccise alla Stia, c’è ancora la lapide dettata da Lodoletta: “Colpito da avversi fati, Mattia Pascal, bibliotecario, cuor generoso, anima aperta, qui volontario riposa. La pietà dei concittadini questa lapide pose”. Io vi ho portato la corona di fiori promessa e ogni tanto mi reco a vedermi morto e sepolto là. Qualche curioso mi segue da lontano; poi, al ritorno, s’accompagna con me, sorride, e – considerando la mia condizione – mi domanda: “Ma voi, insomma, si può sapere chi siete?” Mi stringo nelle spalle, socchiudo gli occhi e gli rispondo: “Eh, caro mio…Io sono il fu Mattia Pascal”.

Note

  1. ospitalità
  2. strana
  3. chi io sia.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Meglio soli che male accompagnati

MODO DI DIRE
Essere agli sgoccioli: Essere al termine di qualcosa.

Biografia …

Il 10 MAGGIO 1921 LUIGI PIRANDELLO presenta la prima di “Sei personaggi in cerca d’autore” …

Luigi Pirandello nasce Girgenti (oggi Agrigento) il 28 giugno 1867, fa studi universitari a Palermo e poi a Roma, ma si laurea a Bonn, in Germania, nel 1891. All’inizio vive con l’assegno inviato dalla famiglia, ma presto deve scrivere per guadagnare il necessario per vivere una vita dignitosa. La prima opera di successo è “Il fu Mattia Pascal” (1904) che gli dà una certa notorietà. Seguono poi altri romanzi come “I vecchi e i giovani” (1913) e infine “Uno, nessuno, centomila” (1926). Il campo dove Pirandello risulta più innovativo è il teatro, nel quale tratta i drammi esistenziali dell’uomo moderno. Già molto significative sono “Così è (se vi pare) e “Il piacere dell’onestà” entrambe del 1917, ma la vera rivoluzione avviene con “Sei personaggi in cerca d’autore”, rappresentata a Roma al Teatro Valle. Il 10 maggio 1921, il giorno dopo la prima contestata dal pubblico, Pirandello diventa subito famoso sui quotidiani della città, che presentano il dramma alcuni esaltandolo ed altri stroncandolo. Seguono “Enrico IV” e “Vestire gli ignudi” entrambe del 1922. Pirandello nelle sue opere sostiene che tra gli uomini esiste incomunicabilità: l’individuo vuole essere sempre uguale e immutabile ma la vita scorre sempre come un fiume e gli altri gli danno “maschere” diverse e perciò egli perde la sua identità. Solo nella pazzia egli riesce ad essere veramente se stesso. Nell’osservazione della realtà egli distingue la “comicità” come avvertimento del contrario, cioè le contraddizioni della vita, dall’”umorismo”, cioè il sentimento del contrario, vale a dire la sensibilità e la commozione nel cogliere tali contraddizioni. Pirandello rivoluziona il teatro del Novecento e per tale motivo riceve nel 1934 il Premio Nobel. Egli muore a Roma il 10 dicembre 1936.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA