10 giugno

Leggiamo …

Da “Poesie della fine del mondo, del prima e del dopo” di ANTONIO DELFINI ecco “Avvertimento” …

È una poesia di chiusura totale agli altri. Il poeta esalta la sua solitudine, che, sebbene sia arida e senza luce, è però  la sua scelta. Il poeta si compiange, ma al tempo stesso esprime quasi l’orgoglio di questo suo sistema di vita perché egli si sente autosufficiente e soddisfatto della sua personalità.

Non venite con me
ché sono solo.
E andar coi solitari
è come andar di notte
per le strade senza luce.
Essi non vi danno nulla
che vi serva nella vita.
Sono gente povera
che non ha da dire
se non dio mio mio dio.
O senza soldi o senza idee
che facciano per voi.
Sono tutti poveri
tutti abbandonati
con un sorriso triste
sulle labbra bianche.
Sanno far dei segni
sanno balbettare
ma solo in modo strano.
Voi non ci capireste.
Non vi annoiate per carità
lasciatemi innocente
della vostra noia.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Ognuno tira l’acqua al suo mulino

MODO DI DIRE
Non aver né capo né coda: Cosa priva di logica, sconclusionata.

Biografia …

Il 10 GIUGNO 1907 nasce ANTONIO DELFINI, poeta e scrittore tra i più attivi del suo tempo …

Antonio Delfini nasce a Modena il 10 giugno 1907 da una ricca famiglia di proprietari terrieri, non segue studi regolari e si può dire che si fa una cultura da autodidatta. Aderisce al Fascismo e diventa un dinamico impresario editoriale perché fonda riviste di vita breve come “L’ariete” (1927) e “Lo spettatore italiano” (1928). Comincia presto a scrivere e nel 1931 pubblica “Ritorno in città”, una raccolta di racconti. Nel 1935 si trasferisce a Firenze e frequenta al “Caffè Le Giubbe Rosse” importanti letterati come Carlo Bo, Emilio Gadda ed Eugenio Montale. Nel dopoguerra manifesta idee bizzarre di nuovi partiti che sono frutto della sua sfrenata fantasia. Continua la sua produzione letteraria con “La Rosina perduta” (1957), la raccolta “Poesie della fine del mondo” (1960) e “I racconti” (1963), che vince il Premio Viareggio. Delfini muore a Modena il 23 febbraio 1963. La critica definisce la sua narrativa “surrealista” perché spesso egli racconta solo sulla spinta di sensazioni, ricordi, immagini del passato, suggerite quasi per istinto e senza l’intervento della ragione. Ne deriva un racconto quasi di sogno in cui spesso mancano i legami logici, ma questo modo di comporre è utile per capire la sua personalità fantasiosa che spesso perde i contatti con la realtà.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA