6 maggio

Leggiamo …

Da “Calabria grande e amara” di LEONIDA REPACI proponiamo un interessante brano …

In quest’opera Repaci descrive la Calabria e ne indica gli aspetti positivi e le “calamità” che ne frenano lo sviluppo ed il benessere. Con forte ironia immagina con la fantasia la causa originaria del mali della sua terra, cioè l’intervento del Maligno. Ovviamente questa è una fantasia spiritosa, ma è vera invece la sua profonda convinzione che molto possono fare gli abitanti per risolvere i problemi di una terra che certamente merita molto di più di quello che gli abitanti fino ad allora avevano avuto.

Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 Kg. di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawai, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi…Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare(1), le alluvioni, la peronospera(2), la siccità, la mosca olearia(3), l’analfabetismo, il punto d’onore(4), la gelosia, l’Onorata Società(5), la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione…Quando aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla sua creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi lentamente rasserenandosi disse: “Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto”.

Note

  1. piccoli ruscelli asciutti d’estate, violenti e dannosi d’inverno
  2. fungo microscopico che colpisce la vite e la fa seccare
  3. è un insetto che attacca le olive e le danneggia
  4. il senso dell’onore che fa commettere delitti
  5. a malavita organizzata .

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco

MODO DI DIRE
Venire al sodo: Cercare il punto principale di un discorso.

Biografia …

Il 6 MAGGIO 1944 LEONIDA REPACI fonda il quotidiano “Il Tempo” di Roma …

Leonida Repaci nasce a Palmi, vicino a Reggio Calabria, il 5 aprile 1898 e trascorre un’infanzia infelice a causa dei lutti familiari. Da ragazzo si trasferisce a Torino dove compie gli studi ma deve interrompere l’Università a causa della guerra alla quale partecipa e riceve una ferita per cui ottiene il congedo. Si laurea in Giurisprudenza ed esercita la professione, ma è forte il suo interesse per la letteratura. Durante il Fascismo difende in Tribunale tanti antifascisti ed egli stesso rimane in prigione per alcuni mesi. Collabora con numerosi giornali e il 6 maggio 1944 fonda insieme a Renato Angiolillo il quotidiano “Il Tempo” di Roma. Nel 1929 è uno dei protagonisti dell’istituzione del Premio Viareggio del quale rimane presidente fino alla morte. Repaci inizia la sua attività di scrittore nel 1923 con il romanzo “L’ultimo cireneo” e prosegue con “La storia di Rupe” (1932) con il quale vince il Premio Bagutta. Significative anche le sue raccolte poetiche “I poemi della solitudine” (1920) e “Poemetti civili” (1971). Repaci nella sua produzione letteraria inserisce sempre riferimenti autobiografici e si mostra sensibile al racconto di vicende e personaggi della sua terra, la Calabria, che rimangono vivi nella sua memoria e per i quali esprime profonda nostalgia. Repaci muore a Marina di Pietrasanta, vicino a Lucca, il 19 luglio 1985.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA