3 febbraio

Leggiamo …

In “Diceria dell’untore” GESUALDO BUFALINO fa un’amara riflessione sulla morte con “La morte e la storia”

Da “La diceria dell’untore”:
La morte e la storia

Il romanzo racconta di due giovani, il protagonista e Marta, ricoverati in un sanatorio vicino a Palermo poco dopo la Seconda Guerra Mondiale e destinati a morire, che decidono di fuggire per godersi la vita prima della fine. Lei muore mentre il protagonista guarisce e racconta la sua esperienza di “educazione alla catastrofe”. L’untore del titolo è il protagonista che fa i conti con la morte. Nel brano che si riporta avviene l’incontro dei due giovani che progettano la loro fuga.

La prossima feria, dunque, ricevuto il permesso che ci voleva e indossato l’abito dell’uscita, non appena dal tram in arrivo fu scesa la truppa dei parenti in visita, feci dietro front e m’imbrancai con loro, con loro ripassai il cancello, scegliendo, quando si furono divisi in due flussi divergenti, quello diretto verso il padiglione femminile, con la speranza, fra tanti colori e strepiti, di eludere la dogana delle suore, le più delle quali d’altronde non m’avevano forse mai visto. Pervenni così fino al capezzale di Marta, nella stanza che con lei divideva un’altra, non meno intenta a tormentarsi fra dita aguzze le bretelline della sottoveste che a cercare di identificare con occhiate di straforo lo sconosciuto ospite dell’altezzosa compagna. Ma costei (eccola lì, la mia ciarliera Sciarazada(1) di una sola misera notte!) volse vivacemente lo sguardo quando le apparvi al fianco, dal letto dove vestita giaceva in riposo. “Non su quella” avvertì poi, mentre mi accingevo a sedere su una sedia di ferro, “ma qui, vicino a me” e mi fece posto con vezzi che non m’aspettavo. Poi così benevolmente mi prese tra le mani una mano da spegnermi sulla lingua i rinfacci per il suo silenzio e svelenirmi, quasi, d’ogni diffidenza e dispetto. Né tuttavia osai parlarle delle mie speranze di guarigione, sia per paura che gliene venisse un moto d’invidia, sia perché avvertivo in modo confuso che se un filo c’era che poteva tenerla legata a me, questo era la comunanza delle nostre sorti, un filo che non conveniva spezzare. Non ebbi da pentirmene quando la udii, fra perentoria e supplichevole, propormi di fuggire insieme con motivazioni e secondo un piano quali pensano soltanto le menti dei collegiali o dei disperati.

Note

  1. Shahrazad è la protagonista di “Le mille e una notte”, che per evitare la morte racconta al re di Persia nuove novelle appassionate che suscitano in lui la curiosità e rinvia la morte della donna.

Biografia …

Il 3 FEBBRAIO 1981 GESUALDO BUFALINI pubblica il romanzo “Diceria dell’untore”

Gesualdo Bufalino nasce a Comiso, vicino a Ragusa, il 15 novembre 1920, fin da giovane diventa un accanito lettore di libri, frequenta il liceo classico e si iscrive alla facoltà di Lettere, ma deve interrompere gli studi a causa della guerra. Nel dopoguerra di laurea in Lettere e comincia ad insegnare senza abbandonare mai la sua passione per la lettura. Si diletta nella scrittura di racconti e solo molto tardi, il 3 febbraio 1981 pubblica il suo primo romanzo, “La diceria dell’untore”, che rimane il capolavoro della sua produzione. E’ tale il successo dell’opera che nello stesso anno con essa vince il “Premio Campiello” e decide di scrivere altre opere: “Argo il cieco” (1984), “Le menzogne della notte” (1988) e “Il Guerrin Meschino” (1993). La tematica fondamentale di Bufalino è quella della malattia che diventa però simbolo di un malessere psicologico che opprime l’esistenza dell’uomo moderno. Tale malessere lo rende insicuro, instabile e sempre alla ricerca di una serenità che non raggiunge mai. Bufalino è in possesso di una vasta cultura che gli consente l’uso di uno stile di scrittura ricercato, di alto livello, ricco di aggettivi e di forme classiche, che, a suo giudizio, deve rendere più nobile la vita moderna diventata senza qualità. Egli muore a Vittoria, vicino a Ragusa, il 14 giugno 1996.

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